A Padova la mostra fotografica Meraviglie sommerse

 Da sabato 19 gennaio 2013 a sabato 16 febbraio 2013
"Meraviglie sommerse" - Fotografie di Renato La Grassa
 
Sabato 19 gennaio  2013 alle ore 18.30  si inaugura una nuova mostra fotografica di Renato La Grassa  dal titolo "Meraviglie sommerse” nei locali de La Young Photo Gallery, Padova, c/o Sfizio Break Bar

Giovedì 31 gennaio 2013 alle ore 21.00  incontro con l’autore nei locali de  La Young Photo Gallery

La mostra fotografica: “Meraviglie sommerse”

Le fotografie in mostra costituiscono una rapida carrellata di quali tesori si celano sotto la superficie sommersa, un patrimonio di inestimabile valore naturalistico la cui esistenza è regolata da delicatissimi equilibri naturali. Le immagini sono state scattate durante precedenti spedizioni subacquee alle Isole Brother’s e Daedalus Reef in Egitto, Atolli di Ari, Male e Felidu nelle Isole Maldive, a Isla del Coco 600 miglia al largo del Costarica, ai “Seven Reef” in Arabia Saudita, in Sudan, a Umkomaas e nella Wild Coast nell’Eastern Cape in Sudafrica. In ogni fotografia c’è tutta l’emozione dell’autore nell’incontro con gli attori preferiti del suo palcoscenico sommerso. Ama riprendere il lento volteggiare delle mante, i grandi predatori come i più piccoli inquilini degli anfratti, i relitti testimoni di passati naufragi, le curiose tartarughe e ogni altra forma di vita che il suo mare adorato riesce a donare. Un paradiso sommerso che madre natura ha concesso all’uomo, unico essere privilegiato a capirne la bellezza e grandiosità, e unico responsabile della sua conservazione.

Indirizzo e orari:

Young Photo Gallery si trova in Riviera Tito Livio 35, Padova, c/o Sfizio Break Bar
La mostra rimarrà aperta fino al 16 febbraio 2013 con i seguenti orari: dal lunedì al sabato dalle 8 alle 12 e dalle 15 alle 24.

Giovedì 31 gennaio 2013 alle ore 21.00  incontro con l’autore nei locali de  La Young Photo Gallery


Renato La Grassa
Nato a Tripoli in Libia nel 54, da sempre appassionato di mare ma affascinato in modo particolare dall’ambiente subacqueo che, come tanti, comincia a conoscere in apnea praticando la pesca subacquea. Più tardi sostituisce il fucile con la prima macchina fotografica, una Nikonos III, e a vent’anni, consigliato da amici, si dedica all’attività agonistica nel campo della cacciafotosub, una disciplina impegnativa esercitata sia in apnea che con l’ autorespiratore.

In dieci anni di agonismo viaggia in molte zone d’Italia, isole comprese, ottenendo lusinghieri risultati ma cresce nel contempo il desiderio di conoscere paesi e mari più lontani, attratto maggiormente da quelli tropicali. Fonda così, nel 2004, “I Vagabondi del Mare”, un’idea nata con l’obiettivo di costituire un gruppo di persone accomunate dal piacere di viaggiare e immergersi insieme, e concretizzata oggi con l’organizzazione di crociere subacquee a medio e lungo raggio e da numerosi iscritti provenienti da ogni parte d’Italia. Con “I Vagabondi Del Mare” si è immerso in molte aree del mondo come l’Egitto, il Sudan, l’Arabia Saudita, le isole Maldive, Isla del Coco (l’isola di Jurassic Park) in Oceano Pacifico al largo del Costa Rica, e in Sudafrica, ed altri viaggi sono in fase di programmazione. Collabora periodicamente con riviste nazionali del settore subacqueo, per le quali realizza reportages sulle destinazioni raggiunte nel corso delle crociere subacquee intorno al mondo.

L’indole irrequieta e l’ambizione di condividere con altri la passione per la fotografia, lo spingono a fondare nel 2010 TeamPhotoTravel, giovane e dinamica associazione fotografica di cui è presidente, con la quale si organizzano corsi a vari livelli di apprendimento di fotografia digitale e postproduzione, fotografia subacquea, uscite fotografiche, mostre, concorsi, workshop e viaggi fotografici in Italia e all’estero.  

La fotografia subacquea
Sono diverse le componenti che differenziano la fotografia terrestre da quella subacquea. Sulla terraferma, innanzitutto, il fotografo opera in un ambiente congeniale in cui può dedicarsi alla ripresa con tutto il tempo necessario. Sott’acqua le cose sono ben diverse, in quanto le leggi fisiche che regolano l’immersione, il tempo limitato di permanenza e le condizioni ambientali quali corrente, trasparenza dell’acqua, temperatura e profondità dettano metodologie comportamentali che il subacqueo deve obbligatoriamente rispettare.
A tutto ciò si aggiunge l’attrezzatura fotografica che, se di tipo professionale, può risultare particolarmente complessa e ingombrante. Parlando invece di compatte, fortunatamente oggi il mercato mette a disposizione scafandri e sistemi di illuminazione maneggevoli a costi accessibili, che permettono di raggiungere buoni risultati in termini di resa qualitativa senza spendere cifre importanti.
Qualora si ricerchino traguardi più ambiziosi, allora la scelta ricade su apparecchiature professionali che devono garantire una perfetta impermeabilità e resistenza alla pressione idrostatica che aumenta con la profondità, e i cui costi oscillano mediamente intorno a  diverse migliaia di euro.
Naturalmente non è sufficiente possedere una buona attrezzatura per ottenere risultati soddisfacenti. Infatti, il fotosub deve sapersi muovere con tranquillità e sicurezza sott’acqua, possedere grande acquaticità, conoscere il proprio mezzo fotografico e saper utilizzare il sistema di illuminazione in modo appropriato, per gestire al meglio le problematiche che si possono riscontrare sul campo. Fra queste la sospensione gioca un ruolo determinante, perché una presenza eccessiva di sabbia, plancton o altri microrganismi nell’acqua possono generare effetti di riflessione e diffusione della luce, al punto da compromettere irrimediabilmente l’immagine stessa.
In questi casi entrano in gioco i lunghi bracci snodati che permettono un posizionamento molto laterale delle fonti luminose evitando o riducendo drasticamente il tanto temuto effetto neve.  Di norma quella principale è impostata ad una potenza superiore mentre la secondaria, con potenza ridotta, viene utilizzata per ottenere una maggiore garanzia di copertura del soggetto e per schiarire le ombre.
Il flash è essenziale anche per il recupero dei colori, che sott’acqua subiscono un effetto di “assorbimento selettivo” in base alla profondità e alle componenti cromatiche. Ad esempio, il rosso sparisce già dopo i primi 5 m, l’arancione può arrivare fino a circa 15 m, il giallo fino ai 30 m e il verde fino anche a 60 m. Da quella profondità in poi, il paesaggio sottomarino sarà solo caratterizzato dal colore blu.
Fondamentale è anche la scelta delle ottiche. Non essendo possibile sostituire gli obiettivi in acqua, va stabilito prima del tuffo se dedicarsi alla fotografia macro oppure a quella ambiente. Mediamente, nel primo caso si adottano focali da 60 a 105 mm, mentre nel secondo ottiche supergrandangolari o fisheye le quali richiedono l’adozione di oblò specificamente progettati, denominati oblò correttori, indispensabili per  correggere i fenomeni di rifrazione e aberrazione cromatica  causati dal passaggio della luce dall’acqua all’aria presente nello scafandro.
Bisognerebbe parlare anche di coppia tempi diaframma, della convenienza del TTL piuttosto della ripresa in manuale, e del bilanciamento del bianco. Occorrerebbe ovviamente molto più spazio a disposizione, ma quanto descritto finora evidenzia già con chiarezza che la fotografia subacquea e quella terrestre non hanno nulla in comune, se non il gusto estetico per l’inquadratura e la fotocamera utilizzata.
Renato La Grassa

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