to Disconfirm

Non nel soggetto del quadro o nella tecnica del pittore sta la difficoltà dei puzzle, ma nella sapienza del taglio, e un taglio aleatorio produrrà necessariamente una difficoltà aleatoria, oscillante fra una facilità estrema per i bordi, i particolari, le macchie di luce, gli oggetti ben definiti, le pennellate, le transizioni,e una difficoltà fastidiosa per tutto il resto: il cielo senza nuvole, la sabbia, i prati, i coltivi, le zone d'ombra.

                                                                                                             G. Perec. La vita, istruzioni per l'uso
 

All'interno dell'universo delle narrazioni del passato la formazione dell'identità (o delle identità) ha rappresentato uno strumento di controllo e un oggetto da definire e ridefinire. to Disconfirm mette in evidenza i modi di smentire e raccontare le narrazioni delle pluralità identitarie. to Disconfirm è un tentativo di utilizzare l'arte visiva per questionare prospettive identitarie sepolte sotto il peso delle istituzioni storiografiche.

Negli ultimi anni le narrazioni che hanno contribuito a formare quella che definiamo “la storia” si sono arricchite di una pluralità di racconti. L'identità è diventata qualcosa in grado di affermare nel tempo (misurazione), un oggetto storico riferibile ad una geografia (locazione).

L'arte visiva, nella sua accezione contemporanea si è appropriata della funzioni e delle proprietà delle narrazioni contemporanee in modo da avere a disposizione strumenti culturali in grado di produrre e sviluppare un'adeguata analisi della storia e dell'identità. L'arte si ritrova a riscrivere pezzi di storia e a ri-questionare assunti identitarii comunemente accettati, ma soprattutto a negare assunti già dati. Quando Perec sceglie di raccontare le difficoltà del pittore o per meglio dire dell'artista, nel definire il puzzle delle istruzioni per l'uso lo fa partendo da una smentita. Gli artisti con la loro attitudine e con il loro perseverare cercano, nella rete di narrazioni, la possibilità di smentire (mettono in atto l'azione del to Disconfirm). Ecco quindi che ritorniamo a Perec e alla perseveranza con cui Barnabooth sceglie di portare avanti il suo arbitrario piano di vita. Un progetto che pur sembrando utile solo al progetto stesso, ci fa capire come la ricerca artistica sia qualcosa di inutilmente indispensabile. Nella sua inutilità risiede il dono della negazione, il dono della frammentarietà, che spesso è l'insieme delle pratiche che permettono agli artisti di corrodere tutto ciò che apparentemente sembra unico e indivisibile come l'immaginario granitico della storia e dell’identità. 

to Disconfirm vuole essere un’occasione per dare forma e fare convivere ricerche diverse tra loro, come gli studi delle interfacce di César Escudero Andaluz, le critical documentary film practices di Matteo Guidi e Giuliana Racco e di Amanda Gutiérrez e i lavori installativi di Massimo Ricciardo.

Artisti: César Escudero Andaluz | Matteo Guidi, Giuliana Racco | Amanda Gutiérrez | Massimo Ricciardo 

Biografie

Cèsar Escudero Andaluz (Ávila – Spagna, 1983) ha studiato Belle Arti e Architettura e Design presso l'Università di Salamanca e Arti Visive e Multimediali presso l'Università Politecnica di Valencia. Dal 2011 è ricercatore presso l’Università d’Arte di Linz, dove nel laboratorio di Interface Culture studia il rapporto tra utenti e interfacce.

Matteo Guidi (Cesena – Italia, 1978) è un artista diplomato in disegno grafico e laureato in Etno-antropologia all’Università di Bologna. Giuliana Racco (Toronto – Canada, 1976) è un’artista laureata alla Queen’s University di Kingston (CND) e specializzata in arti visive all’università IUAV di Venezia. Con base a Barcellona e attualmente in residenza (2014-2016) in Hangar (centro di ricerca e produzione artistica di Barcellona). Guidi e Racco portano avanti una ricerca che si sviluppa nell’intersezione tra arte e antropologia culturale, focalizzandosi su contesti complessi e con strutture socio-politiche più o meno chiuse, luoghi dove le persone hanno difficoltà a compiere liberamente semplici azioni quotidiane, ad esempio: carceri di alta sicurezza, fabbriche e, più recentemente, campi profughi. La loro pratica si concentra sui modi con i quali gli individui o i gruppi gestiscono il loro proprio movimento, quotidianamente, attraverso sistemi fortemente definiti che tendono ad oggettivarli e indurre in loro forme di auto-costrizione, riflettendo così su metodi di resistenza quotidiana imprevedibili e innescati da una combinazione di semplicità e ingegno.

Amanda Gutiérrez (Città del Messico - Messico, 1978) ha studiato presso School of Art Institute di Chicago, specializzandosi in Performance e New Media. In Messico, ha completato i suoi studi universitari in Scenografia presso l'INBA / ENAT. Lavora nel campo della performance e della sound art, fondendo le due discipline in progetti installativi.

Massimo Ricciardo (Darmstad - Germania, 1979) lavora principalmente con materiali d'archivio, video e performance culinarie. Gran parte della sua pratica artistica prende spunto dalla memoria, dalle relazioni sociali della sua famiglia. L’artista gestisce e dispone un processo per la realizzazione di una nuova “memoria vivente”.

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